Il cranio di Argil di 400.000 anni fa per la prima volta in esposizione al Museo Preistorico “Pietro Fedele”

Il Comune di Pofi celebra il trentesimo anniversario della scoperta del “Cranio di Ceprano”, affettuosamente noto con il nome di “Argil”, uno dei reperti fossili umani più significativi ritrovati in […]

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Pietro Fedele e le ricerche preistoriche a Pofi

Nel mese di giugno 1956, durante lavori di allargamento della strada “Macchia di Pofi” in contrada Colle Cece, vennero alla luce ossa di animali. Il neo-eletto sindaco Pietro Fedele, intuitane l’importanza, dopo averle recuperate, segnalò la scoperta al Ministero che inviò per un sopraluogo il paleontologo Luigi Cardini (1898 – 1971) dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana e Ciro Drago, del Museo Preistorico “Luigi Pigorini”, Soprintendente alle Antichità. L’attribuzione dei reperti ad animali preistorici vissuti molte migliaia di anni fa e la possibilità di dimostrare anche la contemporanea presenza umana se fossero stati rinvenuti anche manufatti in selce, accesero in Pietro Fedele la scintilla della passione.

Pietro Fedele all’epoca dei ritrovamenti

L’entusiasmo del primo cittadino, derivata dalla successiva scoperta di manufatti in pietra di età paleolitica, fu trasmesso alla popolazione della campagna e ai bambini delle scuole che in pochi anni raccolsero numerosi reperti tanto da far annotare, dopo alcuni anni, nell’accurato registro di inventario, tenuto dal sindaco, la cifra di ben 3741 strumenti in pietra.

La collaborazione dei cittadini veniva premiata da Fedele attraverso la consegna di un diploma di benemerenza ” …per la diligente e proficua collaborazione nella ricerca di materiali archeologici, prova tangibile delle civiltà vissute in Pofi dai lontanissimi tempi dell’Età della Pietra.

Nel 1959 nasce l’idea della realizzazione di un museo archeologico a Pofi e il Consiglio Comunale, su proposta di P. Fedele, con delibera n. 25 del 1 novembre di quello stesso anno, stabilisce di destinare un’ampia sala della casa comunale ad esclusivo uso di conservazione dei materiali antichi già ritrovati.
Pietro Fedele insieme a una scolaresca

La proposta trova ulteriore consenso e ottiene il nulla osta della Soprintendenza (in data 16 dicembre 1959), dopo il riconoscimento, effettuato da L. Cardini e A. C. Blanc il 13 novembre dello stesso anno, di un’ ulna umana destra fossile associata a resti di elefante, rinoceronte, bue, cervo, recuperati nelle sabbie vulcaniche di una cava che sarà nota come cava Pompi dal nome del proprietario.

Dopo una provvisoria sistemazione del materiale presso la scuola elementare venivano destinate per l’esposizione due stanze adiacenti alla vecchia sede della biblioteca comunale sita in via Borgo Garibaldi, con una esposizione che comprendeva anche reperti archeologici di epoca romana e medievale.
Cava Pompi
Lo sviluppo del Sistema tematico territoriale dei Musei sostenuto dalla Regione Lazio e l’importanza delle valli del Liri e del Sacco per la preistoria italiana,  emersa anche per le scoperte di altri ricercatori, includevano il Museo di Pofi nel finanziamento (ob. 5b-anno 1995) del progetto per una nuova sede espositiva. L’allestimento scientifico è rivolto ad illustrare l’evoluzione del più antico popolamento preistorico non solo di Pofi ma dell’intera regione, nel contesto paleoambientale ricavato dai ritrovamenti di faune e flore fossili.
Durante una suggestiva cerimonia in cui è stata scoperta una lapide, il 29 dicembre 2007 il Museo è stato intitolato a Pietro Fedele.

 

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