Il cranio di Argil di 400.000 anni fa per la prima volta in esposizione al Museo Preistorico “Pietro Fedele”

Il Comune di Pofi celebra il trentesimo anniversario della scoperta del “Cranio di Ceprano”, affettuosamente noto con il nome di “Argil”, uno dei reperti fossili umani più significativi ritrovati in […]

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Giovan Battista Marino

Di Napoli (1569-1623) dopo una giovinezza scapestrata, dopo aver abbandonato lo studio del diritto per le lettere, riuscì a rendersi celebre per le poesie che venne pubblicando. Fu gentiluomo del cardinale Pietro Aldobrandini a Roma e poi a Torino alla corte di Carlo Emanuele I. Ebbe aspre polemiche con il poeta Mùrtola, polemiche finite a colpi di pistola da parte di questo genovese contro il suo emulo e con la consecutiva condanna a morte del Mùrtola, graziato poi per intercessione del Marino. Dimorò a lungo in Francia, alla corte di Maria de’Medici, ammirato e onorato. Ritornato in Italia venne accolto, specialmente a Napoli, come un trionfatore e fu chiamato “Sole della poesia”. A tal grado di depravazione di gusto era quel secolo.

Scrisse molte liriche e il poema ADONE, dove fra mille artifizi della forma, immagini colorite, luccichii abbaglianti invano si cerca un po’ di contenuto morale.

PROBABILE DATE SULLA PRESENZA DEL MARINO NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI POFI

Incredibile la nostra zona, per quella fascinazione unica a livello di sensazioni. E quel magico filo che ci lega al passato, palpabile a Pofi paesino di Ciociaria, un piccolo scrigno di storia, dove ad antiche eruzioni, si alternano sorprese archeologiche, conservate nel locale “Museo Paleo- Etnografico”. Seguendo l’itinerario esistenziale del poeta Marino, soltanto la storia e la fantasia potranno farci intuire la sua presenza nel territorio del Comune di Pofi. In un periodo compreso tra il 1600 e il 1605, quando egli era attivamente ricercato per aver commesso gravi reati a Napoli e, quindi, era in fuga verso Roma per mettersi al servizio del cardinale Pietro Aldobrandini. A Pofi, sempre a causa della sua precaria situazione di ricercato, quasi sicuramente non potè essere accolto dalla nobile famiglia, Colonna.

Allora il poeta probabilmente fu ospitato , come abbiamo sentito parlare di lui quando eravamo ancora ragazzi, in qualche sperduto casolare rurale o, come è più attendibile, in un sicuro asilo di notabili del posto. In un caso o nell’altro, è impossibile stabilire, in mancanza di documenti, la verità storica. Si possono soltanto formulare ipotesi, spesso, in antitesi fra di loro. Seguitando nel nostro ipotetico argomentare, sembra che il poeta, dopo la breve sosta, sia per ringraziare, sia per sdebitarsi della generosa ospitalità ricevuta, abbia qui composto il famosissimo sonetto “POFI”. Storicamente, si può ammettere che ci potrebbe essere stata, in realtà, anche un’altra sosta, questa volta da collocarsi nell’anno 1624, quando prima da Torino, poi da Roma, dappertutto trionfalmente acclamato, il Marino era diretto nella sua Napoli, dopo il lungo soggiorno in Francia. Durante altra breve sosta di tale viaggio trionfale, forse in casa di contadini nei paraggi della via Casilina o in quella, più accogliente, di qualche notabile locale, il grande poeta secentista, fu attratto dalla bellezza del nostro paese, arroccato sul colle e non esitò a definirlo, poeticamente “nido giocondo”, scorgendolo adornato e impreziosito da vigneti, ricchi di “ambre soavi”e “liquidi rubini”, che danno vino particolarmente pregiato. Qui dei e dei ( Cibale, Giove, Saturno) legati ai riti della fertilità, proteggevano questo luogo carico di storia e di miti, ma economicamente prospero pur tra gli incanti della natura.

Ripreso il viaggio, come si evince dalla biografia, il poeta raggiunse Napoli, dove gli fu eretta una statua. Ma vi si spense nell’anno 1625. Critici e studiosi, sono discordi nello stabilire l’anno preciso della sua morte, che viene variamente così indicata: da alcuni di loro, nell’anno 1623, da altri nel 1624, e da altri ancora nel 1625.

(Dal testo “Guida alla interpretazione del sonetto POFI di Giovan Battista Marino” edito da EDMONDO D’AMICI)

POFI
Visto sul colle
Impreziosito
Da “LIQUIDI RUBINI”

Non lungi assai dagli Ernici confini,
s’erge, tra gli altri colli, un colle ameno
e, nei suoi lati ubertosi e fini,
placido scorre il torbido Taleno.

D’ambre soavi e liquidi rubini,
decoro Bacco il prensile terreno,
ch’eguagliando Cretesi e Folanghini,
ne gode il ricco, il comodo e l’egeno.

POFI parlo di te! Dal suol fecondo,
sortisti con stupor d’arte e natura.
Opra tu se’ de’ Numi e non del Mondo!

Cibel ti dié proporzionata altura,
Giove fecondità, nido giocondo.
Saturno fu ch’edificò tue mura!

Versione in prosa

A poca distanza dai confini dei monti Ernici,
s’erge, tra gli altri, un colle incantevole
e, nei suoi versanti fertili e suntuosi,
scorre placidamente il limaccioso Taleno.

Di dolci uve ambrate e grappoli color rosso rubino,
decorò Bacco il terreno che tiene le viti abbarbicate,
il quale(terreno) uguagliando Cretesi e Folanghini,
ne fa godere le classi agiate, medie e disagiate

POFI, parlo di te! Dal suolo fecondo,
sei uscito come in sorte,
tra lo stupore dell’arte e della natura.

Opera tu sei della volontà divina e non di quella degli uomini!
Cibel, madre degli dei e degli uomini, ti dette proporzionata altezza,
Giove, personificazione del cielo e della luce, fecondità, o nido giocondo!
Saturno, fondatore nel Lazio di un regno di pace e di concordia,
edificò tue mura!

(Biografia – Poesia e spiegazione in prosa del G.B Marino a cura del prof. Edmondo D’Amici)

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