Il cranio di Argil di 400.000 anni fa per la prima volta in esposizione al Museo Preistorico “Pietro Fedele”

Il Comune di Pofi celebra il trentesimo anniversario della scoperta del “Cranio di Ceprano”, affettuosamente noto con il nome di “Argil”, uno dei reperti fossili umani più significativi ritrovati in […]

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Dopo l’Unità d’Italia

Dopo l’occupazione di Roma il territorio pontificio fu annesso al Regno d’Italia, sotto la monarchia Sabauda. Le antiche province pontificie di Viterbo, Civitavecchia, Velletri e Frosinone furono trasformate in Circondari, mentre fu costituita la sola provincia di Roma. I Circondari furono divisi in Mandamenti e i Mandamenti in Comuni, secondo l’ordinamento vigente nel Regno d’Italia.

A Pofi il passaggio dal vecchio al nuovo regime fu pacifico e ordinato. Gli amministratori si dimostrarono subito capaci di affrontare problemi fino ad allora rimasti insoluti, tra cui quello urbanistico, di importanza vitale per il centro abitato. In questo periodo fu infatti ultimata la costruzione del cimitero comunale e fu costruita via Ferro di Cavallo. La nuova strada, partendo dal piazzale antistante la Porta dell’Ulivo e la chiesa di S. Rocco (distrutta durante il secondo conflitto mondiale), veniva ad immettersi nella via principale del centro abitato che porta al Castello. Con questa strada si creava un grande raccordo tra l’antico nucleo urbano e il nuovo che si andava creando fuori dalle mura; inoltre si rendeva possibile l’accesso ai veicoli fin dentro il centro abitatato. Agli inizi del 1876 poteva dirsi compiuto anche il cimitero comunale; l’opera si era dimostrata quanto mai necessaria, dal momento che la chiesa di S. Maria non era più in condizioni di accogliere le salme e la popolazione si rifiutava di eseguire le sepolture al lato della chiesa di S. Antonino, dal momento che vi erano infiltrazioni d’acqua.

Nel 1910-1911 gli abitanti di Pofi iniziarono a usufruire di un duplice beneficio: acqua potabile ed energia elettrica. Nel 1912 fu costruita nella Piazza del Mercato, oggi Piazza Vittorio Emanuele III, una fontana recante sulla sommità lo stemma del Comune: una serpe che getta acqua.

La fontana, distrutta durante la guerra del 1940-1945, è stata successivamente ricostruita; quella che osserviamo oggi, sostituisce la precedente per decisione degli amministratori locali (2005).

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